Pregiudizi, errori e delusioni dovuti alla mancanza di un codice di apprendimento nella didattica del disegno.
Titolo: Perché ho rinunciato al disegno!
Versione: in PDF
Formato: cm 19,5 x 26
Pagine: 105
Interno: colore
Edizione: 2008
In questo testo ho voluto raccontare le mie esperienze di insegnate di disegno nella speranza che possano, in qualche modo, essere di sostegno al lettore che vuole intraprendere una disciplina artistica, un incoraggiamento a non rinunciare e a credere nelle proprie capacità.
Il libro, si rivolge ad amanti, studenti ed insegnanti d’arte, e a tutte quelle persone che hanno sempre desiderato disegnare e non hanno mai creduto di poterci riuscire.
Una rassegna di testimonianze, denunce, aneddoti che raccontano la storia mai espressa di milioni di persone che, per la mancanza di un codice di apprendimento per il disegno e per i pregiudizi sociali, hanno rinunciato ad una delle esperienze più belle e appaganti della loro infanzia.
Perché ho rinunciato al disegno, desidera dare voce e soprattutto speranza a tutti coloro che si riconoscono in quella umanità privata della propria espressività grafica perché considerata senza talento.
A chi invece ha rinunciato da tempo o pensa di rinunciare a disegnare, vorrei trasmettere la certezza che il saper disegnare non è, come si crede comunemente, una capacità che appartiene ai pochi dotati. Attraverso le sperimentazioni metodologiche portate avanti da Giovanni Spinicchia in più di 50 anni e dal Centro Umanista di Espressione Artistica, possiamo dare la speranza che oggi esiste un codice che permette a tutti di disegnare.
Questa speranza si concretezza nella pubblicazione del metodo R.O.D.VAL. (Ragionare Osservare Disegnare VALutare).
Un codice che ha permesso a chiunque imparare a disegnare senza commettere errori, orientato con gli stessi fini con cui è composta la grammatica per l’apprendimento della lingua che ha dato modo a tutti noi di imparare a leggere ed a scrivere, con facilità, correttezza, ordine e tempo, senza che siano state richieste predisposizioni di talento. Infine, mi auguro con questo piccolo contributo di stimolare la ricerca pedagogica in un settore del sapere, ancora limitato dai tanti pregiudizi, che considerano il disegno, e l’arte in generale, un passatempo privo di significati profondi ed indispensabili nella costruzione di una società più umana, in cui si valorizzino la libertà di espressione e la ricerca di un senso più ampio della vita.
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